Prendi una canzone che ti piace. Ascoltala in tutti i modi, fino a non poterne più, fino a possederla per sempre. E poi comincia a interpretarla tu: suonandola e cantandola.
Fare la Cover di un brano significa semplicemente farlo proprio, perché non è altro che il rifacimento, la reinterpretazione di un brano musicale interpretato e pubblicato precedentemente da un altro artista. Sapete perché si chiama Cover?
Prendi una canzone che ti piace. Ascoltala in tutti i modi, fino a non poterne più, fino a possederla per sempre. E poi comincia a interpretarla tu: suonandola e cantandola.
Fare la Cover di un brano significa semplicemente farlo proprio, perché non è altro che il rifacimento, la reinterpretazione di un brano musicale interpretato e pubblicato precedentemente da un altro artista. Sapete perché si chiama Cover?
Quando negli Anni Venti l’industria discografica era agli albori, anche l’aspetto promozionale non era molto sviluppato, e l’acquirente-tipo spesso era una persona matura, interessata ad acquistare dischi contenenti determinate canzoni, senza particolari preferenze per chi ne fosse interprete. La casa discografica doveva perciò “coprire” o “includere” (to cover in inglese) la canzone.Da allora il concetto di Cover si è decisamente evoluto e molti musicisti affermati scelgono di inserire nei propri lavori delle Cover pubblicate ufficialmente di altri artisti, più o meno conosciuti, per omaggiare un brano particolarmente amato. Oppure per interpretare secondo il proprio stile un brano, trasformandolo praticamente in qualcosa di nuovo.
Una Cover è sempre e comunque una sfida: la ricerca di un equilibrio tra il rispetto della forma originale del brano, e l’apporto del proprio peculiare contributo stilistico.
Per noi di Sartoria è importante mantenere il più possibile la fedeltà, al testo come alla melodia, ma anche conoscere una certa storia, soprattutto per brani che magari hanno già avuto tante interpretazioni.
In Italia le Cover più note sono state spesso una traduzione di brani già noti all’estero. Negli Anni Sessanta la musica pop italiana (ad esempio La Vanoni, o Celentano), attingeva dal repertorio inglese e americano, traducendo brani, spesso all’insaputa del pubblico che non credeva che l’interprete fosse anche l’autore.
Nel tempo la Cover si è trasformata sempre più e spesso ci sono artisti di successo che eseguono Cover per onorare un artista apprezzato (in inglese to pay a tribute to), così come ci sono gruppi che sono specializzati nell’esecuzione di sole Cover , o addirittura nei brani di un solo artista o gruppo (”Tribute band”).
Vengono anche pubblicati interi album di cover dedicate ad un unico artista (“Tribute Album”): in Italia Lucio Battisti e Fabrizio De Andrè hanno ricevuto numerosissimi contributi. Ma ci sono anche album di sole Cover: La più prolifica interprete di Cover in Italia è senz’altro Mina, che già negli Anni Sessanta reincideva canzoni di Sanremo a pochi giorni dalla loro presentazione al Festival da parte di altri artisti, e che per molti anni ha pubblicato ogni anno un doppio album con un disco di inediti e uno di Cover.
Parebbe un gioco di scatole cinesi, ma proprio il repertorio di Mina è uno di quelli che “frequentiamo” di più e a volte ci ritroviamo a fare addirittura cover della cover. Mina che interpreta Battisti e noi che interpretiamo Battisti alla maniera in cui è stato interpretato da Mina.
Oggi si potrebbe dire che il successo di un brano, dipende anche dal numero e dal tipo di Cover che gli sono state dedicate. Pensiamo a “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno: ce ne sono innumerevoli interpretazioni di altrettanti artisti. Ma la canzone che vanta il maggior numero di Cover pubblicate ufficialmente – secondo il Guinnes Book of Records – è “Yesterday”, uno dei capolavori dei Beatles, che ne conterebbe oltre 3000!
In tempi più recenti sono arrivati anche i talent show televisivi, come XFactor, ad aggiungere smalto e nuove declinazioni al concetto di Cover. Mentre concordiamo e curiamo la scaletta di un evento che accompagniamo noi, ultimamente ci è capitato infatti che ci venissero richieste direttamente certe Cover ascoltate in televisione, citandone l’interprete, come se ne fosse l’autore. Es un amore cosi grande cantata da renga o she di elis costello cantata da pausini
Lunga vita alle Cover pubblicate ufficialmente, dunque: che possano portare ora e sempre dei nuovi ascolti, nuovi ascoltatori e nuova musica.
Quando negli Anni Venti l’industria discografica era agli albori, anche l’aspetto promozionale non era molto sviluppato, e l’acquirente-tipo spesso era una persona matura, interessata ad acquistare dischi contenenti determinate canzoni, senza particolari preferenze per chi ne fosse interprete. La casa discografica doveva perciò “coprire” o “includere” (to cover in inglese) la canzone.Da allora il concetto di Cover si è decisamente evoluto e molti musicisti affermati scelgono di inserire nei propri lavori delle Cover pubblicate ufficialmente di altri artisti, più o meno conosciuti, per omaggiare un brano particolarmente amato. Oppure per interpretare secondo il proprio stile un brano, trasformandolo praticamente in qualcosa di nuovo.
Una Cover è sempre e comunque una sfida: la ricerca di un equilibrio tra il rispetto della forma originale del brano, e l’apporto del proprio peculiare contributo stilistico.
Per noi di Sartoria è importante mantenere il più possibile la fedeltà, al testo come alla melodia, ma anche conoscere una certa storia, soprattutto per brani che magari hanno già avuto tante interpretazioni.
In Italia le Cover più note sono state spesso una traduzione di brani già noti all’estero. Negli Anni Sessanta la musica pop italiana (ad esempio La Vanoni, o Celentano), attingeva dal repertorio inglese e americano, traducendo brani, spesso all’insaputa del pubblico che non credeva che l’interprete fosse anche l’autore.
Nel tempo la Cover si è trasformata sempre più e spesso ci sono artisti di successo che eseguono Cover per onorare un artista apprezzato (in inglese to pay a tribute to), così come ci sono gruppi che sono specializzati nell’esecuzione di sole Cover , o addirittura nei brani di un solo artista o gruppo (”Tribute band”).
Vengono anche pubblicati interi album di cover dedicate ad un unico artista (“Tribute Album”): in Italia Lucio Battisti e Fabrizio De Andrè hanno ricevuto numerosissimi contributi. Ma ci sono anche album di sole Cover: La più prolifica interprete di Cover in Italia è senz’altro Mina, che già negli Anni Sessanta reincideva canzoni di Sanremo a pochi giorni dalla loro presentazione al Festival da parte di altri artisti, e che per molti anni ha pubblicato ogni anno un doppio album con un disco di inediti e uno di Cover.
Parebbe un gioco di scatole cinesi, ma proprio il repertorio di Mina è uno di quelli che “frequentiamo” di più e a volte ci ritroviamo a fare addirittura cover della cover. Mina che interpreta Battisti e noi che interpretiamo Battisti alla maniera in cui è stato interpretato da Mina.
Oggi si potrebbe dire che il successo di un brano, dipende anche dal numero e dal tipo di Cover che gli sono state dedicate. Pensiamo a “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno: ce ne sono innumerevoli interpretazioni di altrettanti artisti. Ma la canzone che vanta il maggior numero di Cover pubblicate ufficialmente – secondo il Guinnes Book of Records – è “Yesterday”, uno dei capolavori dei Beatles, che ne conterebbe oltre 3000!
In tempi più recenti sono arrivati anche i talent show televisivi, come XFactor, ad aggiungere smalto e nuove declinazioni al concetto di Cover. Mentre concordiamo e curiamo la scaletta di un evento che accompagniamo noi, ultimamente ci è capitato infatti che ci venissero richieste direttamente certe Cover ascoltate in televisione, citandone l’interprete, come se ne fosse l’autore. Es un amore cosi grande cantata da renga o she di elis costello cantata da pausini
Lunga vita alle Cover pubblicate ufficialmente, dunque: che possano portare ora e sempre dei nuovi ascolti, nuovi ascoltatori e nuova musica, in eventi pubblici come le nostre serate milanesi ma anche nelle splendide atmosfere dei matrimoni.