Lo facciamo sotto la doccia, o in macchina mentre guidiamo verso casa, magari dopo una pesante giornata di lavoro: per “staccare”, per rilassarci, anche per dare voce al nostro buonumore. Insomma cantiamo da soli, in tante diverse occasioni e con slanci e motivazioni differenti, ma accomunate da una qualche funzione terapeutica: cantare influisce certamente sul nostro equilibrio psico-fisico.

Ma cosa succede se invece di riservare il canto a momenti privati e di solitudine, dobbiamo cantare con altri? Di fatto, la paura di esporsi, le convenzioni sociali, una certa timidezza, insieme alla sensazione di sentirsi scoperti e anche vulnerabili, impedisce a molti di cantare in libertà e liberare tutta la propria carica espressiva.

Ecco che unire la propria voce ad altre, attraverso il canto in un coro, diventa un esercizio prezioso che ci permette di superare diversi ostacoli e coltivare nuove forze interiori.

Per costituire una situazione corale occorre impostare una geometria di equilibri precisa e ben calibrata.

  • Il primo equilibrio è all’interno della sezione: ogni voce si dovrà adeguare alle altre per intonazione, ritmo e volume, fino a non essere più distinguibile dall’insieme.
  • Il secondo equilibrio è fra le sezioni, che si dovranno adeguare l’una all’altra fino a formare un insieme in cui fondersi nel risultato complessivo.
  • Il terzo equilibrio è fra la parte solista e le risposte del coro, che dovranno essere armonizzate senza che una prevalga sull’altra.

Il team Tgp, che guida la costruzione della performance, non ha un leader: ognuno diventa tale nel momento in cui il proprio campo di competenza lo richiede. In questo modo la leadership viene scremata da ogni forma coercitiva, resa impersonale ed accettata spontaneamente come forza propulsiva verso l’obbiettivo finale.

Un insieme corale si adegua naturalmente alle procedure necessarie al risultato finale, attivando meccanismi complessi in modo del tutto spontaneo, tra cui la capacità di fruire della forza dell’insieme, superiore alla somma dei singoli talenti.

Ognuno di questi elementi, vissuto spontaneamente nella pratica, ha concorso in modo determinante al grande risultato: costituire a gruppo duecentocinquanta persone che si conoscevano marginalmente e condurle (lead) ad una performance entusiasmante che ha dato identità, forza e prestigio al neo-costituito gruppo.

 

Volete sapere come funziona?

I partecipanti vengono coinvolti in un percorso che alla fine dell’incontro li porta a realizzare una performance corale, nella quale interpretano insieme un brano. La ri-generazione avviene entrando nel mood del genere tradizionale, ma lasciandosi contaminare da stili contemporanei, come il funky, la street music, l’hip-hop, attraverso un ri-arrangiamento.

Cantare in un coro gospel implica un importante lavoro di team building.

Costruire il gruppo e armonizzarlo nel complesso delle individualità da cui è costituito, permette di fare un esercizio estremamente prezioso, che ha importanti utilità in diverse sfere della nostra vita professionale e personale.
Il team artistico si presenta al gruppo dei partecipanti (da un minimo di 25 ad un massimo di 200) e nel briefing iniziale presenta il progetto, partendo da un motivo gospel, poi arrangiato in stile contemporaneo. Attraverso un’educazione vocale, di espressività corporea e con esercizi sul timing, listening e groove, i partecipanti vengono poi raggruppati in tre sezioni (soprani, contralti e tenori/bassi). A questo punto si prepara il brano, prima per sezioni e poi tutti insieme e si procede con le prove per la performance serale.
Con il gioco (il canto) si impara facendo: dopo il gioco – con il “debriefing” – si tirano le somme in modo critico e quindi si impara riflettendo su ciò che si è fatto.
La performance serale può essere documentata con una ripresa video, montata e consegnata successivamente come ricordo e memento ai partecipanti.

 

Quello che serve è uno spazio che può contenere il gruppo e lasciarlo libero di lavorare senza essere disturbato o arrecare disturbo, come una palestra, la sala congressi di un albergo, o simili, mentre noi di Sartoria della Musica forniamo tutta l’attrezzatura tecnica.
Questo tipo di attività è consigliato in diverse occasioni, ma possiamo riassumerne così i cinque nuclei più importanti:

 

  • Ice-breaking: per rompere il ghiaccio, appunto, prima di un evento (convegno, presentazione, meeting).
  • Energiser: per rigenerare gruppi di lavoro dopo lunghi e stressanti incontri professionali.
  • Team building: creare complicità in un gruppo di lavoro non omogeneo.
  • Post-evento: al termine di un convegno, riunione, incontro, ecc.
  • Personal building: per sviluppare alcune capacità individuali (superare la timidezza, avere fiducia in se stessi, governare la respirazione…).

L’impegno richiesto varia da un minimo di mezza giornata, fino all’intera giornata, con performance serale. Non serve alcun tipo di esperienza ed è indifferente il ruolo aziendale ricoperto o la preparazione “tecnica” dei partecipanti. Può essere coinvolta un’intera azienda, oppure solo alcuni settori strategici come l’area commerciale, piuttosto che quella produttiva, o quella dirigenziale.
Questo nuovo progetto ci entusiasma e ci sta regalando consensi e soddisfazioni.

E’ un’esperienza che vogliamo condividere e diffondere, perché cantare è davvero una gioia e fa proprio bene, sempre.

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